
Eccessi di shopping: quando l’acquisto diventa una dipendenza
Cos’è lo shopping compulsivo?
Lo shopping compulsivo, o dipendenza dallo shopping, è un disturbo caratterizzato da un’eccessiva tendenza all’acquisto, che può influenzare negativamente la qualità della vita di una persona.
Mentre alcune persone con questa condizione sviluppano una preferenza per determinati prodotti, come orologi o cibo, altri comprano in modo compulsivo senza restrizioni.
In ogni caso, il disturbo dell’acquisto compulsivo può avere effetti negativi sulle finanze personali e sulle relazioni sociali.
Pur non essendo ufficialmente riconosciuto dal DSM, il disturbo da acquisto compulsivo è considerato un problema legittimo dai professionisti della salute mentale. Questa condizione può avere un impatto duraturo sugli individui e sui loro cari, e le opzioni di trattamento sono simili a quelle per altre dipendenze comportamentali.
Segni distintivi della spesa compulsiva
Ecco alcuni possibili segni distintivi della spesa compulsiva:
- Acquisti impulsivi e irrazionali: la persona che soffre di spesa compulsiva può fare acquisti senza una reale necessità o senza considerare le conseguenze finanziarie.
- Preoccupazione eccessiva per lo shopping: chi soffre di spesa compulsiva può passare molto tempo a pensare al prossimo acquisto o a pianificare i propri acquisti.
- Sensazione di sollievo temporaneo: l’acquisto può portare una sensazione di sollievo temporaneo, ma che viene seguita da una sensazione di colpa o di rimorso.
- Difficoltà a resistere all’impulso di acquistare: la persona che soffre di spesa compulsiva può avere difficoltà a resistere all’impulso di acquistare, anche se non ci sono soldi sufficienti o se l’acquisto non è necessario.
- Acquisti ripetitivi o ossessivi: la persona che soffre di spesa compulsiva può acquistare lo stesso prodotto in modo ripetitivo o ossessivo, o può avere un’ossessione per determinati negozi o marche.
- Nascondere o mentire sui propri acquisti: chi soffre di spesa compulsiva può nascondere gli acquisti ai propri cari o mentire sui costi reali degli acquisti.
- Utilizzo di carte di credito o prestiti: la persona che soffre di spesa compulsiva può utilizzare carte di credito o chiedere prestiti per finanziare gli acquisti, anche se non ci sono i soldi per pagarli.
- Sensazione di perdita di controllo: la persona che soffre di spesa compulsiva può avere la sensazione di perdere il controllo sulla propria vita e sui propri acquisti.
- Problemi finanziari o debiti: la spesa compulsiva può portare a gravi problemi finanziari, come indebitamento e difficoltà a pagare le proprie bollette o le proprie spese quotidiane.
Fattori di rischio
Ci sono diversi fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo di uno shopping compulsivo:
- Ansia e depressione: le persone con disturbi d’ansia o depressione possono utilizzare lo shopping come mezzo per alleviare i loro sintomi.
- Bassa autostima: le persone con bassa autostima possono cercare di aumentare il loro senso di autostima attraverso l’acquisto di beni materiali.
- Storia di abuso: le persone che hanno subito abusi fisici, sessuali o emotivi possono utilizzare lo shopping come mezzo di fuga o di conforto.
- Storia familiare: le persone che hanno familiari con problemi di dipendenza, tra cui dipendenza dallo shopping, possono essere più inclini a sviluppare lo stesso comportamento.
- Problemi finanziari: le persone che si trovano in difficoltà finanziarie possono utilizzare lo shopping come mezzo per affrontare lo stress e la tensione.
- Pressione sociale: la pressione dei social media e della società in generale per avere e mostrare beni di consumo costosi può portare alcune persone a sviluppare comportamenti di acquisto compulsivo.
- Accesso facile al credito: la disponibilità di carte di credito con limiti di credito elevati può facilitare l’acquisto di beni anche quando non si dispone di denaro sufficiente per farlo.
Come fermare lo shopping compulsivo
Fermare lo shopping compulsivo può essere una sfida, ma ci sono alcune strategie che possono aiutare a gestire questa dipendenza:
- Identificare le emozioni negative che scatenano lo shopping compulsivo: l’ansia, la depressione, la noia o la solitudine possono essere alla radice dello shopping compulsivo. Identificare queste emozioni e trovare modi alternativi per gestirle può aiutare a ridurre l’impulso di fare acquisti.
- Creare un budget e rispettarlo: è importante stabilire un limite di spesa realistico e rispettarlo. Evitare di utilizzare le carte di credito e optare per metodi di pagamento alternativi, come il contante o le carte prepagate.
- Fare una lista della spesa e rispettarla: prima di fare acquisti, fare una lista dettagliata degli articoli necessari e rispettarla. Evitare di acquistare oggetti impulsivamente che non sono nella lista.
- Evitare di frequentare luoghi di shopping: evitare di frequentare centri commerciali e negozi può aiutare a ridurre l’impulso di fare acquisti.
- Chiedere aiuto: il supporto di amici e familiari può essere utile per affrontare lo shopping compulsivo. Inoltre, rivolgersi a uno psicologo specializzato in dipendenze può aiutare ad affrontare e gestire la dipendenza.
Ricorda che fermare lo shopping compulsivo richiede tempo e impegno, ma è possibile gestirlo e superarlo con le giuste strategie e il supporto adeguato.
Quando cercare un aiuto professionale
Le dipendenze comportamentali possono essere fonte di vergogna e disagio per molte persone, il che può renderle riluttanti a cercare aiuto.
Tuttavia, se stai lottando per controllare il tuo comportamento di shopping compulsivo e senti che sta influenzando la tua vita quotidiana, potrebbe essere il momento di considerare la possibilità di cercare aiuto professionale.
Inizia cercando un terapeuta specializzato nel trattamento delle dipendenze comportamentali.
Molte di queste persone utilizzano tecniche terapeutiche cognitive e comportamentali per aiutare i clienti a identificare i fattori scatenanti che portano al comportamento di shopping compulsivo e implementare strategie di coping alternative.
Valentina Cicerone
Tirocinante di psicologia presso
Studio BURDI

Shopping Compulsivo
Quando l’acquisto diventa una dipendenza
Cos’è lo shopping compulsivo?
Lo shopping compulsivo, o dipendenza dallo shopping, è un disturbo caratterizzato da un’eccessiva tendenza all’acquisto, che può influenzare negativamente la qualità della vita di una persona.
Mentre alcune persone con questa condizione sviluppano una preferenza per determinati prodotti, come orologi o cibo, altri comprano in modo compulsivo senza restrizioni.
In ogni caso, il disturbo dell’acquisto compulsivo può avere effetti negativi sulle finanze personali e sulle relazioni sociali.
Pur non essendo ufficialmente riconosciuto dal DSM, il disturbo da acquisto compulsivo è considerato un problema legittimo dai professionisti della salute mentale. Questa condizione può avere un impatto duraturo sugli individui e sui loro cari, e le opzioni di trattamento sono simili a quelle per altre dipendenze comportamentali.
Segni distintivi della spesa compulsiva
Ecco alcuni possibili segni distintivi della spesa compulsiva:
1. Acquisti impulsivi e irrazionali: la persona che soffre di spesa compulsiva può fare acquisti senza una reale necessità o senza considerare le conseguenze finanziarie.
2. Preoccupazione eccessiva per lo shopping: chi soffre di spesa compulsiva può passare molto tempo a pensare al prossimo acquisto o a pianificare i propri acquisti.
3. Sensazione di sollievo temporaneo: l’acquisto può portare una sensazione di sollievo temporaneo, ma che viene seguita da una sensazione di colpa o di rimorso.
4. Difficoltà a resistere all’impulso di acquistare: la persona che soffre di spesa compulsiva può avere difficoltà a resistere all’impulso di acquistare, anche se non ci sono soldi sufficienti o se l’acquisto non è necessario.
5. Acquisti ripetitivi o ossessivi: la persona che soffre di spesa compulsiva può acquistare lo stesso prodotto in modo ripetitivo o ossessivo, o può avere un’ossessione per determinati negozi o marche.
6. Nascondere o mentire sui propri acquisti: chi soffre di spesa compulsiva può nascondere gli acquisti ai propri cari o mentire sui costi reali degli acquisti.
7. Utilizzo di carte di credito o prestiti: la persona che soffre di spesa compulsiva può utilizzare carte di credito o chiedere prestiti per finanziare gli acquisti, anche se non ci sono i soldi per pagarli.
8. Sensazione di perdita di controllo: la persona che soffre di spesa compulsiva può avere la sensazione di perdere il controllo sulla propria vita e sui propri acquisti.
9. Problemi finanziari o debiti: la spesa compulsiva può portare a gravi problemi finanziari, come indebitamento e difficoltà a pagare le proprie bollette o le proprie spese quotidiane.
Fattori di rischio
Ci sono diversi fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo di uno shopping compulsivo:
10. Ansia e depressione: le persone con disturbi d’ansia o depressione possono utilizzare lo shopping come mezzo per alleviare i loro sintomi.
11. Bassa autostima: le persone con bassa autostima possono cercare di aumentare il loro senso di autostima attraverso l’acquisto di beni materiali.
12. Storia di abuso: le persone che hanno subito abusi fisici, sessuali o emotivi possono utilizzare lo shopping come mezzo di fuga o di conforto.
13. Storia familiare: le persone che hanno familiari con problemi di dipendenza, tra cui dipendenza dallo shopping, possono essere più inclini a sviluppare lo stesso comportamento.
14. Problemi finanziari: le persone che si trovano in difficoltà finanziarie possono utilizzare lo shopping come mezzo per affrontare lo stress e la tensione.
15. Pressione sociale: la pressione dei social media e della società in generale per avere e mostrare beni di consumo costosi può portare alcune persone a sviluppare comportamenti di acquisto compulsivo.
16. Accesso facile al credito: la disponibilità di carte di credito con limiti di credito elevati può facilitare l’acquisto di beni anche quando non si dispone di denaro sufficiente per farlo.
Come fermare lo shopping compulsivo
Fermare lo shopping compulsivo può essere una sfida, ma ci sono alcune strategie che possono aiutare a gestire questa dipendenza:
17. Identificare le emozioni negative che scatenano lo shopping compulsivo: l’ansia, la depressione, la noia o la solitudine possono essere alla radice dello shopping compulsivo. Identificare queste emozioni e trovare modi alternativi per gestirle può aiutare a ridurre l’impulso di fare acquisti.
18. Creare un budget e rispettarlo: è importante stabilire un limite di spesa realistico e rispettarlo. Evitare di utilizzare le carte di credito e optare per metodi di pagamento alternativi, come il contante o le carte prepagate.
19. Fare una lista della spesa e rispettarla: prima di fare acquisti, fare una lista dettagliata degli articoli necessari e rispettarla. Evitare di acquistare oggetti impulsivamente che non sono nella lista.
20. Evitare di frequentare luoghi di shopping: evitare di frequentare centri commerciali e negozi può aiutare a ridurre l’impulso di fare acquisti.
21. Chiedere aiuto: il supporto di amici e familiari può essere utile per affrontare lo shopping compulsivo. Inoltre, rivolgersi a uno psicologo specializzato in dipendenze può aiutare ad affrontare e gestire la dipendenza.
Ricorda che fermare lo shopping compulsivo richiede tempo e impegno, ma è possibile gestirlo e superarlo con le giuste strategie e il supporto adeguato.
Quando cercare un aiuto professionale
Le dipendenze comportamentali possono essere fonte di vergogna e disagio per molte persone, il che può renderle riluttanti a cercare aiuto.
Tuttavia, se stai lottando per controllare il tuo comportamento di shopping compulsivo e senti che sta influenzando la tua vita quotidiana, potrebbe essere il momento di considerare la possibilità di cercare aiuto professionale.
Inizia cercando un terapeuta specializzato nel trattamento delle dipendenze comportamentali.
Molte di queste persone utilizzano tecniche terapeutiche cognitive e comportamentali per aiutare i clienti a identificare i fattori scatenanti che portano al comportamento di shopping compulsivo e implementare strategie di coping alternative.
Valentina Cicerone
Tirocinante di psicologia presso Studio Burdi

La Disfunzione Erettile
Erezioni in difficoltà: comprendere la disfunzione erettile e le opzioni di trattamento
Che cos’è la disfunzione erettile?
La disfunzione erettile, nota anche come ED, è un problema sessuale comune tra gli uomini che si manifesta quando si ha difficoltà ad ottenere o mantenere un’erezione sufficientemente dura per il sesso.
Non è normale se l’ED si verifica regolarmente o è progressiva nel tempo e dovrebbe essere trattata.
Le cause possono essere molteplici, tra cui limitazioni del flusso sanguigno al pene o danni ai nervi, stress emotivo o come avvertimento precoce di una malattia più grave come arteriosclerosi, malattie cardiache, ipertensione o glicemia alta da diabete.
Trovare le cause della disfunzione erettile aiuta a trattare il problema e migliorare il benessere generale, e ciò che è buono per la salute del cuore è anche buono per la salute sessuale.
Sintomi
La disfunzione erettile (DE) è una condizione in cui è difficile ottenere o mantenere un’erezione sufficientemente solida per avere un rapporto sessuale.
Se questa difficoltà si verifica in modo regolare e diventa un problema fastidioso, è importante parlare con un medico di base o un urologo. La DE può essere un
segnale di avvertimento di malattie cardiovascolari e può indicare un accumulo di blocchi nel sistema vascolare di un uomo.
Infatti, alcuni studi hanno dimostrato che gli uomini con DE hanno un rischio maggiore di infarto, ictus o problemi circolatori alle gambe.
Inoltre, la DE può provocare una bassa autostima, depressione e angoscia per l’uomo e la sua compagna.
Se la DE sta influenzando il benessere di un uomo o delle sue relazioni, è importante cercare un trattamento che possa correggere o migliorare la funzione erettile, aiutare la salute circolatoria e migliorare la qualità della vita dell’uomo.
Cause
La disfunzione erettile (ED) può essere causata da problemi di salute, problemi emotivi o da una combinazione di entrambi.
Ci sono diversi fattori di rischio noti che possono contribuire alla comparsa dell’ED, tra cui l’età (in particolare oltre i 50 anni), livelli elevati di zucchero nel sangue (diabete), alta pressione sanguigna, malattie cardiovascolari, alti livelli di colesterolo, fumo, consumo di droghe o alcol e obesità.
Tuttavia, l’invecchiamento non sempre causerà l’ED e alcuni uomini rimangono sessualmente attivi fino ai loro 80 anni.
La disfunzione erettile può essere un segnale precoce di un problema di salute più serio, quindi trovare e trattare la causa sottostante della ED è un passo importante per la salute sessuale e generale.
Cause emotive
La disfunzione erettile può essere causata o aggravata da problemi emotivi o relazionali. Per un sano rapporto sessuale, la mente e il corpo devono lavorare insieme. Alcuni problemi emotivi che possono causare DE includono:
Impatto sulla vita dell’uomo
La disfunzione erettile (DE) può avere un impatto significativo sulla vita di un uomo. In primo luogo, può influire sulla sua capacità di avere una vita sessuale soddisfacente, causando ansia e frustrazione.
La DE può anche influenzare negativamente la sua autostima e la sua fiducia in se stesso come amante e come uomo.
Può anche causare tensione e conflitti nelle relazioni di coppia, poiché il partner potrebbe sentirsi respinto o indesiderato.
Inoltre, la DE può essere un segnale di avvertimento di malattie cardiovascolari, che possono avere conseguenze gravi sulla salute.
La ricerca ha anche dimostrato che gli uomini con DE hanno un rischio maggiore di depressione e altri disturbi psicologici.
Pertanto, se la DE sta influenzando la qualità della vita di un uomo, è importante cercare aiuto medico per identificare e trattare la causa sottostante e migliorare la funzione sessuale e la salute generale.
Impatto sulla vita di coppia
La disfunzione erettile non deve essere un tabù perché è una condizione medica comune che può influire sulla qualità della vita di un uomo e della sua compagna. Molti uomini provano vergogna o imbarazzo a parlarne e cercare aiuto medico, ma ignorare la DE può portare a problemi di salute più gravi e persino a depressione e ansia.
Inoltre, la DE può essere causata da una varietà di fattori, tra cui problemi di salute e fattori emotivi, e può essere trattata efficacemente con una combinazione di cambiamenti dello stile di vita, terapie comportamentali e farmaci.
Con la giusta assistenza medica e il supporto emotivo, la maggior parte degli uomini può superare la DE e tornare a una vita sessuale soddisfacente.
Trattamento della DE
Ci sono diversi trattamenti disponibili per la disfunzione erettile (DE) e la scelta dipende dalla causa sottostante e dalle preferenze del paziente.
È importante parlare con il medico per determinare quale trattamento potrebbe essere più appropriato e sicuro per ogni situazione.
Ricorda…
La disfunzione erettile non deve essere un tabù perché è una condizione medica comune che può influire sulla qualità della vita di un uomo e della sua compagna. Molti uomini provano vergogna o imbarazzo a parlarne e cercare aiuto medico, ma ignorare la DE può portare a problemi di salute più gravi e persino a depressione e ansia.
Inoltre, la DE può essere causata da una varietà di fattori, tra cui problemi di salute e fattori emotivi, e può essere trattata efficacemente con una combinazione di cambiamenti dello stile di vita, terapie comportamentali e farmaci. Con la giusta assistenza medica e il supporto emotivo, la maggior parte degli uomini può superare la DE e tornare a una vita sessuale soddisfacente.
Valentina Cicerone
Tirocinante di psicologia presso Studio Burdi

ANORGASMIA
Anorgasmia
quando il piacere sessuale è fuori portata
L’anorgasmia è un disturbo sessuale che colpisce sia gli uomini che le donne. Si tratta della difficoltà o impossibilità di raggiungere l’orgasmo durante l’attività sessuale.
L’anorgasmia può essere causata da una serie di fattori, sia psicologici che fisici. In questo articolo, esploreremo le cause, i sintomi e i trattamenti per l’anorgasmia.
L’anorgasmia può colpire sia gli uomini che le donne di tutte le età. Non esiste un profilo specifico di persona che può soffrire di questo disturbo sessuale, in quanto le cause possono essere molteplici e variano da persona a persona.
Alcuni studi suggeriscono che l’anorgasmia è più comune nelle donne rispetto agli uomini, ma ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le donne spesso hanno una maggiore difficoltà a parlare apertamente dei loro problemi sessuali rispetto agli uomini.
In ogni caso, l’anorgasmia può avere un impatto significativo sulla qualità della vita sessuale e sul benessere psicologico e fisico della persona che ne soffre, motivo per cui è importante cercare il supporto di un professionista qualificato se si sospetta di avere questo disturbo.
Cause dell’anorgasmia
L’anorgasmia può essere causata da una varietà di fattori.
Tra le cause psicologiche, ci sono problemi di ansia, depressione, stress, insicurezza sessuale, traumi o abusi sessuali, problemi di relazione e di comunicazione con il partner, e altro ancora.
Le cause fisiche possono includere problemi ormonali, malattie o patologie che colpiscono il sistema riproduttivo, l’uso di farmaci specifici, e altro ancora.
Il sintomo principale dell’anorgasmia è la difficoltà o l’incapacità di raggiungere l’orgasmo durante l’attività sessuale.
Tuttavia, ci sono anche altri sintomi che possono accompagnare l’anorgasmia, come la mancanza di desiderio sessuale, la difficoltà a mantenere l’erezione (negli uomini), il dolore durante i rapporti sessuali, e altro ancora.
Anorgasmia nell’uomo
L’anorgasmia nell’uomo si verifica quando egli non riesce a raggiungere l’orgasmo durante l’attività sessuale.
Questa condizione può essere causata da una serie di fattori, come problemi fisici, psicologici o relazionali.
Ad esempio, problemi fisici come la disfunzione erettile, l’ipertrofia prostatica benigna o l’uso di alcuni farmaci possono causare anorgasmia nell’uomo.
D’altra parte, problemi psicologici come lo stress, l’ansia, la depressione, la bassa autostima o il trauma sessuale possono anche causare anorgasmia nell’uomo.
Anorgasmia nella donna
L’anorgasmia nella donna si riferisce all’incapacità di raggiungere l’orgasmo durante l’attività sessuale.
Questa condizione può essere causata da una varietà di fattori, tra cui problemi fisici, psicologici o relazionali.
Tra i problemi fisici che possono causare anorgasmia nelle donne, ci sono la disfunzione sessuale femminile, la menopausa, la chirurgia pelvica o l’endometriosi.
Allo stesso modo, problemi psicologici come l’ansia da prestazione, la depressione, il trauma sessuale o la scarsa autostima possono influire sulla capacità di una donna di raggiungere l’orgasmo.
Tipologie di anorgasmia
Esistono alcune classificazioni comuni dell’anorgasmia:
- Anorgasmia primaria e anorgasmia secondaria: l’anorgasmia primaria si riferisce all’incapacità di raggiungere l’orgasmo dalla prima attività sessuale, mentre l’anorgasmia secondaria si verifica quando una persona che in passato ha sperimentato orgasmi inizia ad avere difficoltà a raggiungerli.
- Anorgasmia generale e anorgasmia situazionale: l’anorgasmia generale si riferisce all’incapacità di raggiungere l’orgasmo in qualsiasi situazione sessuale, mentre l’anorgasmia situazionale si verifica solo in alcune situazioni.
- Anorgasmia primaria generalizzata e anorgasmia primaria selettiva: l’anorgasmia primaria generalizzata si riferisce all’incapacità di raggiungere l’orgasmo in qualsiasi forma di attività sessuale, mentre l’anorgasmia primaria selettiva si verifica solo in alcune forme di attività sessuale.
- Anorgasmia organica e anorgasmia psicogena: l’anorgasmia organica si riferisce a cause fisiche della condizione, come la disfunzione sessuale femminile o la disfunzione erettile, mentre l’anorgasmia psicogena è causata da fattori psicologici come lo stress, l’ansia o la depressione.
La classificazione dell’anorgasmia è importante per aiutare a identificare la causa sottostante e fornire il trattamento appropriato.
La valutazione di un medico o di uno specialista in sessuologia può aiutare a determinare la migliore opzione di trattamento per la condizione.
Impatto sulla vita
Chi soffre di anorgasmia può sperimentare una vasta gamma di emozioni e sensazioni. Gli uomini e le donne che soffrono di anorgasmia possono sentirsi frustrati e delusi per non essere in grado di raggiungere l’orgasmo durante l’attività sessuale, soprattutto se si sentono in colpa o inadeguati.
Inoltre, le persone che soffrono di anorgasmia possono provare un senso di perdita di controllo durante l’attività sessuale e una mancanza di piacere e di gratificazione.
Questi sentimenti possono portare a una ridotta autostima, ad un aumento dell’ansia e dello stress durante l’attività sessuale e ad un’insoddisfazione sessuale generale.
In alcuni casi, l’anorgasmia può anche portare ad una ridotta libido, alla disfunzione erettile negli uomini o alla secchezza vaginale nelle donne.
Questi sintomi possono a loro volta portare ad una riduzione dell’interesse per l’attività sessuale e ad un maggior rischio di evitamento del sesso.
È importante sottolineare che ogni persona può sperimentare l’anorgasmia in modo diverso e che le emozioni e le sensazioni associate possono variare da persona a persona.
In ogni caso, l’anorgasmia può avere un impatto significativo sulla vita sessuale e sulla salute mentale delle persone che ne soffrono.
Trattamenti per l’anorgasmia
Il trattamento dell’anorgasmia dipende dalle cause del disturbo.
In alcuni casi, il problema può essere risolto con la psicoterapia sessuologica per individuare le cause sottostanti, parallelamente avvicinando il soggetto a pratiche fiosioterapiche autogestite, attraverso stimolazioni auto erotiche, verso le quali potrebbe aver sviluppato forme di inibizioni dovute ad imbarazzi e vergogne, maturate lungo il suo percorso di vita, attraverso modalita educative disfunzionali.
In altri casi, possono essere necessari farmaci per trattare problemi ormonali o altre malattie fisiche.
In alcuni casi, è possibile utilizzare la stimolazione dei nervi genitali tramite vibrazioni o altri dispositivi.
Infine, possono essere utili esercizi per rinforzare i muscoli pelvici e migliorare la funzione sessuale.
Conclusioni
È importante notare che l’anorgasmia non deve essere un tabù o fonte di vergogna, e che molte persone ne soffrono.
Con il supporto adeguato, è possibile superare questo disturbo e godere di una vita sessuale soddisfacente.
In sintesi, se si sperimenta l’anorgasmia, è importante parlare con un medico o un professionista qualificato per discutere delle opzioni di trattamento disponibili e trovare la soluzione migliore per migliorare la propria vita sessuale e la propria salute mentale.
Valentina Cicerone
Tirocinante di psicologia presso
Studio BURDI
Continua
CLITORIDIMIA
Clitoridinia
comprendere il dolore al clitoride e trovare sollievo
La clitorodinia è un disturbo che causa dolore al clitoride, manifestandosi attraverso sensazioni di bruciore, pulsazioni o pungenti.
Le cause del dolore possono essere molteplici, ad esempio lesioni, infezioni o danni all’area.
Inoltre, può essere causata da problemi psicologici come lo stress, l’ansia e la depressione che possono influire sulla sensibilità del clitoride e causare dolore.
Tuttavia, è importante sottolineare che la maggior parte dei casi di clitorodinia possono essere trattati con successo attraverso farmaci, terapia psicologica, terapia fisica o modifiche dello stile di vita.
È quindi possibile trovare sollievo dal dolore al clitoride e migliorare la propria qualità di vita.
Come si sente il dolore al clitoride?
Il dolore al clitoride è un disturbo che può essere lieve o grave, ma comunque molto fastidioso e influire sulla vita quotidiana. Il clitoride è una zona estremamente sensibile del corpo femminile, in quanto contiene migliaia di nervi. Il dolore può essere descritto come una sensazione di bruciore, pulsante, prurito o addirittura come un colpo o uno spasmo.
Il dolore può diffondersi in tutta la regione genitale o nella pelvi, e può essere accentuato da attività come indossare abiti attillati, fare la doccia o fare pipì.
Le persone che soffrono di clitoridinia possono sperimentare difficoltà a fare esercizio, camminare o stare seduti per lunghi periodi di tempo. Inoltre, molti evitano i rapporti sessuali e hanno problemi nelle relazioni intime.
Se il dolore al clitoride è causato da un’infezione, possono verificarsi altri sintomi come febbre, brividi o dolori muscolari. In rari casi, il dolore al clitoride può essere un segnale di un’emergenza medica e richiedere assistenza immediata.
È importante consultare il proprio medico per valutare le possibili cause del dolore e trovare il giusto trattamento per alleviarlo.
Cause della clitoridinia
Il dolore al clitoride può avere diverse cause. Una delle più comuni è rappresentata dalle perle di cheratina, che si formano quando le normali secrezioni del clitoride si induriscono.
Altre possibili cause possono essere:
- Infezioni vaginali: alcune infezioni, come la candida o la vaginosi batterica, possono causare dolore al clitoride
- Lesioni o traumi: un colpo o una caduta possono causare danni al clitoride e provocare dolore
- Patologie ginecologiche: alcune patologie, come la endometriosi o la vulvodinia, possono causare dolore al clitoride
- Problemi psicologici: lo stress, l’ansia e la depressione possono influire sulla sensibilità del clitoride e causare dolore
Trattamenti per la clitoridinia
Esistono diverse opzioni terapeutiche per trattare la clitoridinia, a seconda della causa sottostante. Tra i trattamenti più comuni possiamo citare:
- Terapia farmacologica: farmaci antinfiammatori, antifungini o antidolorifici possono essere prescritti per alleviare il dolore
- Terapia ormonale: in alcuni casi, la clitoridinia può essere causata da squilibri ormonali, e una terapia ormonale può aiutare a ripristinare l’equilibrio
- Terapia psicologica: se il dolore è causato da problemi psicologici, come lo stress o l’ansia, una terapia psicologica può aiutare a ridurre il dolore
Impatto sulla vita della donna
La clitoridinia, o dolore al clitoride, può avere un impatto significativo sulla vita delle donne che ne soffrono. Il dolore può essere costante o intermittente e può variare in intensità da lieve a grave. Questo può interferire con l’attività sessuale, causando difficoltà nella stimolazione del clitoride e rendendo l’orgasmo doloroso o impossibile.
Inoltre, il dolore al clitoride può interferire con l’attività quotidiana, rendendo scomodo indossare indumenti attillati o fare attività fisica. Alcune donne potrebbero anche sentirsi imbarazzate o imbarazzate a parlare del loro dolore con un medico o un partner sessuale, il che potrebbe impedire loro di ricevere il supporto di cui hanno bisogno.
Per questo motivo, è importante che le donne che soffrono di clitoridinia parlino con il loro medico per identificare la causa sottostante del dolore e trovare un trattamento appropriato. Ci sono molte opzioni di trattamento disponibili, tra cui cambiamenti nello stile di vita, terapia fisica, terapia psicologica, farmaci e interventi chirurgici in casi rari.
Una volta che la causa del dolore viene identificata e trattata, molte donne sono in grado di gestire o eliminare il loro dolore e tornare a una vita sessuale e quotidiana più confortevole.
Valentina Cicerone
Tirocinante di psicologia presso
Studio BURDI
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IL VAGINISMO
Quando il corpo dice no: la verità sul vaginismo e come superarlo
È risaputo che il sesso sia un’esperienza piacevole, divertente e ovviamente una della cose più belle in una relazione intima.
Sfortunatamente però per alcune persone il sesso è causa di molto stress e angoscia in quanto può rappresentare un esperienza dolorosa o in alcuni casi addirittura impossibile.
La causa principale di un rapporto sessuale doloroso per le donne è il vaginismo.
Il vaginismo è una condizione che colpisce le donne e che si caratterizza dalla contrazione involontaria dei muscoli vaginali durante il rapporto sessuale o durante la penetrazione. Tale contrazione può rendere il rapporto sessuale molto doloroso o impossibile.
Il vaginismo può avere un impatto significativo sulla vita di una donna, sia a livello fisico che psicologico.
Fisicamente, il vaginismo può causare dolore e disagio durante il rapporto sessuale o anche durante l’esame ginecologico. Questo dolore può portare alla diminuzione dell’interesse per il sesso, alla riduzione della lubrificazione vaginale e, in alcuni casi, anche alla completa evitazione del sesso. Le donne con vaginismo possono anche manifestare problemi di incontinenza e di difficoltà nella stessa defecazione.
Sul piano psicologico, il vaginismo può portare a sentimenti di vergogna, colpa, ansia e frustrazione. Le donne che soffrono di questa condizione possono provare vergogna riguardo al loro corpo e alla loro sessualità, così come ansia e paura nei confronti del sesso.
Inoltre, il vaginismo può anche influire sulla vita di coppia e sulla relazione con il partner, creando tensioni e difficoltà nella comunicazione.
Il vaginismo è definito dalle coppie come “la presenza di un muro” dove dovrebbe trovarsi l’apertura vaginale. Il forte bruciore e disagio provato nei ripetuti tentativi di penetrazione, solitamente fanno si che una coppia alla fine interrompa il rapporto sessuale.
Anche se curabile, molte donne si sentono sole ed incomprese, e spesso si sentono in imbarazzo nel cercare aiuto. Questo perché il vaginismo come la maggior parte dei problemi sessuali viene molto poco discusso.
Le cause del vaginismo possono essere sia fisiche che psicologiche. Tra le cause fisiche rientrano le infezioni vaginali, la menopausa, i traumi vaginali o le cicatrici. Tra le cause psicologiche rientrano invece l’ansia, la paura del dolore durante il rapporto sessuale, la mancanza di informazioni e la presenza di traumi o di esperienze sessuali negative nel passato.
Tipologie di vaginismo
Esistono diverse tipologie di vaginismo, tra cui:
- Vaginismo primario: si verifica quando una donna non è mai stata in grado di avere rapporti vaginali a causa di una contrazione involontaria dei muscoli vaginali.
- Vaginismo secondario: si verifica quando una donna che in passato ha avuto rapporti sessuali vaginali senza difficoltà inizia ad avere difficoltà a causa di una contrazione involontaria dei muscoli vaginali.
- Vaginismo situazionale: si verifica solo in determinate situazioni, ad esempio con un partner specifico o in una particolare posizione sessuale.
- Vaginismo generalizzato: si verifica in tutte le situazioni in cui si tenta di avere rapporti sessuali vaginali.
- Vaginismo associato a cause mediche: può essere causato da problemi di salute, come infezioni vaginali, fibromi uterini o endometriosi.
Il vaginismo a livello psicologico
Sebbene il vaginismo sia spesso considerato un disturbo fisico, ci sono anche fattori psicologici che possono contribuire al suo sviluppo.
Ad esempio, l’ansia da prestazione sessuale, le paure legate alla sessualità o i traumi sessuali passati possono contribuire allo sviluppo del vaginismo.
Inoltre, il vaginismo può essere il risultato di una combinazione di fattori fisici e psicologici. Ad esempio, se una donna ha sperimentato dolore durante la penetrazione a causa di una condizione medica, potrebbe sviluppare un riflesso di contrazione muscolare involontaria per evitare ulteriori danni o dolore, che potrebbe peggiorare nel tempo e diventare vaginismo.
Il vaginismo può essere trattato con successo attraverso una combinazione di terapie fisiche e psicologiche, come l’utilizzo di dilatatori vaginali per allentare la tensione muscolare e la terapia sessuale per aiutare a gestire l’ansia e le paure legate alla sessualità.
Il vaginismo e l’abuso sessuale
L’abuso sessuale può avere molteplici effetti negativi sulla salute mentale e sessuale delle persone, tra cui il vaginismo.
In particolare, le donne che hanno subito abusi sessuali possono sviluppare un riflesso di contrazione involontaria dei muscoli vaginali durante la penetrazione, come forma di protezione contro ulteriori danni o lesioni.
Il vaginismo può essere un sintomo di disturbo da stress post-traumatico (PTSD) in seguito all’abuso sessuale, o può essere associato ad altri disturbi dell’umore, come la depressione o l’ansia.
Tuttavia, è importante notare che non tutte le donne che hanno subito abusi sessuali sviluppano vaginismo. La risposta al trauma sessuale è altamente individuale e dipende da molteplici fattori, tra cui la gravità e la durata dell’abuso, l’età in cui è avvenuto e il supporto emotivo e psicologico ricevuto dopo l’evento.
Il trattamento del vaginismo nelle donne che hanno subito abusi sessuali richiede spesso una particolare attenzione e cura da parte degli operatori sanitari, poiché può essere associato ad ansia, paura, vergogna e altri problemi emotivi che richiedono un approccio integrato che coinvolga psicologi e terapeuti specializzati.
Disturbi dell’umore collegati al vaginismo
I disturbi dell’umore, come la depressione e l’ansia, possono essere collegati al vaginismo.
Le donne che soffrono di depressione o ansia possono avere difficoltà a rilassarsi durante il rapporto sessuale e possono avere difficoltà a provare piacere sessuale. Inoltre, l’ansia associata al vaginismo può causare una sensazione di panico o di incapacità di controllare i propri muscoli vaginali.
D’altra parte, il vaginismo può causare stress e frustrazione, che possono portare a disturbi dell’umore come la depressione.
La difficoltà a avere rapporti sessuali può anche portare a problemi di relazione e isolamento sociale, che possono peggiorare ulteriormente i sintomi depressivi o ansiosi.
È importante notare che il vaginismo non è una conseguenza diretta della depressione o dell’ansia, ma è piuttosto una risposta fisica e psicologica a fattori che possono includere anche problemi di autostima, relazionali o di disfunzione sessuale.
Tuttavia, il trattamento dei disturbi dell’umore può aiutare a ridurre i sintomi di ansia e depressione associati al vaginismo, migliorando la qualità della vita sessuale e relazionale delle donne che ne soffrono. Inoltre, il trattamento del vaginismo può anche migliorare la salute mentale e il benessere generale della persona.
Il vaginismo: un circolo vizioso
Il ciclo del dolore associato al vaginismo può essere descritto come segue:
- Anticipazione dell’esperienza dolorosa: la donna che soffre di vaginismo può anticipare il dolore associato al rapporto sessuale. Questa anticipazione può causare ansia e paura.
- Contrazione involontaria dei muscoli vaginali: quando la donna viene stimolata sessualmente o quando tenta la penetrazione, i muscoli della vagina si contraggono involontariamente. Questa contrazione può essere così forte da rendere impossibile la penetrazione.
- Dolore durante la penetrazione: a causa della contrazione dei muscoli vaginali, la penetrazione può diventare molto dolorosa. Questo dolore può ulteriormente aumentare l’ansia e la paura della donna.
- Evitamento del rapporto sessuale: a causa dell’esperienza dolorosa, la donna può evitare il rapporto sessuale. Questo evitamento può portare a problemi di intimità e di relazione.
- Continua anticipazione del dolore: a causa dell’esperienza dolorosa passata, la donna può continuare ad anticipare il dolore durante il rapporto sessuale. Questa anticipazione può ulteriormente aumentare l’ansia e la paura e aggravare il ciclo del dolore.
Il ciclo del dolore associato al vaginismo può diventare un circolo vizioso che porta a un aumento dell’ansia e del dolore.
Approccio al trattamento
Poiché il vaginismo è una condizione involontaria che si autoalimenta, normalmente non si risolverà spontaneamente se non adeguatamente affrontato.
Fortunatamente, attraverso un trattamento efficace, le donne affette da vaginismo possono imparare a controllare e rilassare la reazione muscolare iperreattiva che è caratteristica della condizione.
Mentre la donna (e il suo partner) possono stabilire un primo contatto con un sessuologo/psicologo, l’approccio terapeutico ottimale è multidisciplinare, e di solito prevede la collaborazione di uno o più altri professionisti della salute.
Di solito è necessario rivolgersi a un ginecologo/medico di base per l’indagine sui fattori di rischio fisiologici.
Dopo il consulto ginecologico, è spesso opportuno che il cliente venga valutato e curato da un fisioterapista specializzato nella funzionalità del pavimento pelvico. Il fisioterapista svolge un ruolo fondamentale nell’addestrare e supportare la cliente nel rilassamento muscolare e nell’utilizzo dei dilatatori vaginali. Questo processo avviene in concomitanza con il lavoro del sessuologo che si concentra sulle questioni psicologiche del dolore, del sesso, dei fattori individuali e delle dinamiche di coppia.
Valentina Cicerone
Tirocinante di psicologia presso
Studio BURDI
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L’ Angolo della Poesia di Psicologia
IL CONTROLLO
Quando l’angoscia di perdere brucia
ed il vuoto interiore dilaga,
quando un altro t’infonde sfiducia
e con noncuranza i tuoi sforzi ripaga,
ti vedi costretto a porre rimedio,
quasi come ne avessi il diritto,
a trasformare l’amore in assedio
e il rispetto in un atto prescritto.
Dici a lei: «Mi nascondi qualcosa!
Credi forse mi lasci schernire?
O tu possa ingannarmi per bene?
Mi conosci, non starò fermo in posa
e non vedrò la tua brama tradire.
La tua vita oramai mi appartiene».
L’AMORE UNILATERALE
Il cuore, si sa, è un organo ribelle,
ti parla, t’illude e ti convince di tutto,
racconta imprese eroiche e belle novelle,
talvolta troppo grandi e passionali soprattutto, che al confronto col reale l’anima non regge.
Sì, perché se è vero che in amor non v’è legge, succede che lo slancio iniziale sia corrotto dal folle desiderio di facile riuscita di e come il prigionier che nota la crepa e pensa a un muro rotto e nella cella prende a scavare senza indugio in cerca dell’uscita, di quella libertà che tante notti insonni ha provocato,
così lo spirito del pretendente d’amor intestardito, cieco di passione e dal desiderio abbagliato, della terra che calpesta non si cura ma, rapito nella spinta del fatal delirio,
non s’accorge d’aver al suo cospetto anima d’altra fattura.
simone oliva
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Per Dirsi Vivi
IL DIALOGO INTERIORE CONTRO CATENE E SENSI DI COLPA
Buster Keaton nel 1922, faceva aprire il cortometraggio COPS, da un aforisma di Harry Houdini: “Love laughs at locksmits” (tr.:l’amore si prende gioco dei fabbri). Nella massima, si riconosce l’avventura umana dell’illusionista ungherese, proprio in quegli anni all’apice del suo successo, unico uomo al mondo, dotato di strabilianti capacità nel liberarsi da corde, catene e lucchetti. Keaton ne approfitta e usa la frase, per dare un senso ai suoi venti minuti di girato. Quel corto, svelò poi, al grande pubblico, che dietro la genialità comica del regista, era percepibile una riflessione sulla società reduce del primo conflitto mondiale. Trionfo supportato dalla critica che subito percepì questa dualità d’intenti: “Nel film, come in Kafka, la legge trascende l’umano e gli impone il suo movimento, le sue illusioni, quindi il suo verdetto”. (R. Benayoun, Lo sguardo di Buster Keaton).
La trama, come la maggior parte dei film dell’epoca è elementare: un perdigiorno si innamora di una ragazza d’alta borghesia. L’amore non è contraccambiato, per troppa differenza di censo. Da qui, il giovane cerca di riscattarsi, ma, ogni sua azione è puntualmente fraintesa, da chi gli si para davanti. Il film diventa, per questo, kafkiano, perché la società che lo fraintende, paradossalmente, lo giudica e lo condanna, per azioni che, il poveretto, non ha commesso. Difatti, nella scena finale, non saranno i poliziotti ad arrestarlo, ma, lui stesso, si consegnerà al carcere, consapevole di non avere altre scelte, per restare vivo.
Keaton sembra amplificare all’eccesso, una riflessione che Freud aveva già teorizzato un anno prima, ne “La psicologia delle masse e l’analisi dell’io”: “Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in quest’accezione più ampia ma indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale è anche, psicologia sociale”; uno dei principi che spianeranno la strada alla critica sociale, poi codificata dalla Scuola di Francoforte (1923).
Un dubbio, però, resta: se tutto si conclude con una inevitabile resa, perché iniziare con quella premessa?
L’intento di Keaton è dare una chiave di lettura nitida allo spettatore. Il “love” è posto in antitesi ai criteri della società, persino al destino che gli viene appioppato; anche le catene della prigione, non andranno a colpire la sincerità dei suoi sentimenti e del suo operato. Solo l’autenticità delle sue emozioni, lo libera da un senso di colpa inflitto ed anche dal totale fallimento. In questo modo, esorcizza la voce che lo vuole come vittima e reietto: “Quella voce è molto probabilmente un coro interiorizzato di voci dei genitori e di altre autorità, insieme al nostro modo particolare in cui gestiamo e parliamo a noi stessi. Anche se questa non è una sensazione piacevole, la maggior parte di noi può affrontarla, soprattutto se ci spinge a fare qualcosa che ci consenta di riconoscere le nostre azioni e di provvedere a correggerle. In realtà, la colpa spesso implica il desiderio di fare ammenda e annullare l’offesa”. (Melanie Klein 1882 – 1960).
Si potrebbe dire che il film, tra lo svolgimento della trama e intenti dell’autore, mette in campo un vero e proprio dialogo analitico, tra ciò che il protagonista prova e l’ineluttabilità dei mores, smontati proprio dalla sua consapevolezza, sospesa tra amore e continuo desiderio di riscatto, per non potersi dire vittima degli eventi.
In questo senso, il cortometraggio è kafkiano anche e soprattutto, per la battaglia intrapresa contro il senso di colpa.
Nel 1952, viene pubblicata a quasi trentadue anni dalla sua scrittura, una lettera di Kafka. È rivolta a suo padre, anche se mai fattagli recapitare, nemmeno dopo la morte dello scrittore, avvenuta nel 1924. Non è soltanto un’invettiva. È la liberazione, messa per iscritto, da un fardello pesantissimo: l’aver passato la vita a inseguire ideali perpetrati da un padre rigidissimo, con la consapevolezza che malgrado ogni sforzo, non sarebbe, alla fine, mai stato all’altezza delle aspettative: “io avevo perso la fiducia in me stesso, sostituendola con un immenso senso di colpa”.
Senso di colpa riversato, in ogni forma immaginabile e non, in tutte le sue opere. Il libello non è soltanto invettiva, perché Kafka, verso la fine dello scritto, è conscio di aver trovato una sua identità: “la vita è qualcosa di più che un gioco di pazienza.” Ora, è lui ad insegnare al padre e ciò lo distanzia dalla sola ribellione di maniera. Ed è qui che la sua melanconia diventa simile alla comicità di Keaton; leggera, perché modellata attraverso i battiti di un cuore che si è speso, a mani nude, contro tutte le avversità.
Herman Melville su questo eterno combattimento, ci fece un romanzo e lo chiamò Moby Dick, dove racconta l’epico assalto a un mostro temuto e indomabile, l’unico modo, per dichiarare, senza possibilità di smentite, d’aver vissuto veramente: “Nel tempestoso Atlantico del mio essere, io sempre godo di una muta calma nell’intimo e, mentre pesanti pianeti di dolore incessante mi ruotano intorno, laggiù in fondo continuo a bagnarmi in un’eterna soavità di gioia.” (H.M.)
Mostri, fraintendimenti, sensi di colpa, giudizi affrettati, catene, lettere abbozzate o perse, tradimenti e personaggi oscuri, li abbiamo visti, incontrati e molto probabilmente, li ritroveremo; scegliere come affrontarli, per essere liberi è ciò che ci permette di dirci vivi.
luca anaclerio
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La Simbiosi
LA RELAZIONE SIMBIOTICA GENITORE FIGLIO
La simbiosi in psicologia identifica un rapporto di stretta dipendenza fisica e psicologica tra due individui.
La relazione simbiotica tra genitore e figlio, è in partenza una relazione che implica risorse impari, il cui instaurarsi può costituire una forte limitazione per lo sviluppo psicologico e per il percorso verso la realizzazione di sé del figlio, dall’infanzia fino all’età adulta.
D’altro canto il genitore simbiotico, spesso disinvestito dal rapporto col partner (l’altro genitore) vede e vive il proprio figlio come un’estensione di sé, fonte di riscatto da mancate realizzazioni e veicolo quasi scontato di gratificazione delle proprie aspettative e proiezioni.
In questo senso la relazione simbiotica con il genitore si profila come una relazione di potere, oltre che di mutua dipendenza, che per certi versi potrebbe essere assimilata ad una sorta di “incesto affettivo” in cui vi è un abusato e un abusante.
Essa può comportare infatti la parziale o la totale perdita di autonomia, del senso di identità profondo, del contatto con i propri desideri del figlio, poiché i desideri dell’uno e dell’altro si confondono, in un intreccio in cui i desideri di colui che ha un apparato psichico più sviluppato, prevalgono.
Il figlio coinvolto nella relazione simbiotica cresce e si sviluppa con una sorta di seconda coscienza, la cui voce si affianca e a volte si sostituisce alla propria, una voce da cui ricerca il consenso e senza il cui consenso prova senso di colpa e rabbia…alle cui richieste e alle cui intrusioni non sa dire di no, perché quel no è il tradimento di un patto di sangue…
Una seconda coscienza che non è la sua, ma che vede e sente tutto ciò che egli fa, che egli pensa, anche l’indicibile…che giudica e commenta, da cui non può sfuggire, non può nascondersi, perché questa è nel contempo sostegno e pegno. Affettuosa e spietata.
Il figlio simbiotico è spesso nostalgico e melanconico, accompagnato permanentemente da una sorta di tristezza abbandonica per quel distacco dal ventre materno/paterno che in realtà non è mai stato realizzato e che è paventato ogni qualvolta la vita richiede un atto di indipendenza, ma anche ogni qualvoltasi instaurano o si prospettano nuove relazioni che hanno bisogno di nutrimento e che richiedono l’uscita da quella posizione simbiotica, confortevole, ma anche condanna all’immobilità e alla rinuncia ad una vita originale autonoma e indipendente.
Sciogliere la relazione simbiotica comporta certamente la rottura di un equilibrio che necessita di essere gradualmente ripristinato.
Il figlio emancipato dalla relazione simbiotica puo’ iniziare a riscoprire e a riconoscere il gusto di un dialogo interiore puro con la propria coscienza, iniziare a fare scelte libere, liberate dallo sguardo e dalla voce dell’altro, liberate anche dalla paura della separazione dal genitore, con cui può, attraverso un opportuno accompagnamento, ristabilire una relazione diversa, alla pari, una relazione finalmente da “adulto”.
Sintesi a cura di:
Dott.ssa Laura Cecchetto
Tirocinante di Psicologia
presso Studio Burdi

Le Due Facce Della Medaglia
- LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA
Nelle vite di ognuno di noi è sicuramente capitato di ritrovarci in situazioni che compromettono il nostro buon umore, che siano problemi d’amore, perdite di persone care, provare solitudine o ambiguità quando si è all’interno di un gruppo di persone, problemi nel relazionarsi con gli altri, introversione, vergogna di sé stessi e così via. Ciò che bisogna capire è che qualsiasi cosa accada, essa ha un lato negativo ma anche (e soprattutto) positivo.
Di fronte a circostanze quali quelle elencate precedentemente il sentimento predominante è l’infelicità, un sentimento alquanto spiacevole da provare, ma non se si impara a gestirlo propriamente. Attraversare un momento triste, infatti, è il più efficace metodo di crescita che l’uomo possa avere a sua disposizione, solo se si sa girare la medaglia dall’altro lato. E per imparare a farlo bisogna scontrarsi con un nemico crudele e invisibile agli occhi: noi stessi. Si può capire in qualche modo come scoprire questa parte inconscia? Assolutamente sì.
Ognuno di noi ha un’identità, seppure non chiara e ben definita, a cui corrisponde un’altra esattamente contraria alla nostra o, in parole più spicciole, quella parte che non ritroviamo nella nostra identità perché non ci piace o perché estranea ad essa. Solitamente ci se ne accorge quando si ha a che fare con persone molto diverse da noi, ma il nostro obbiettivo è creare quella sorta di persona dentro noi stessi che corrisponda all’esatto opposto dei nostri gusti, del nostro comportamento, del nostro stile, cosicché si possano mettere più realtà a confronto. Tuttavia è corretto esplicitare anche quella parte che potrebbe risultare “maligna” o “tossica”, che è però da utilizzare solo a confronto con i suoi e mai da sola.
Dunque c’è bisogno prima di tutto di creare questo opposto, successivamente conoscerlo e infine saperlo sfruttare al meglio.Alcuni esempi possono rendere meglio l’idea di quanto affermato precedentemente.Di fronte alla rottura di una relazione amorosa, non bisogna dare spazio solo alla sofferenza, bensì anche a quella parte di noi stessi che ci sussurra che i vincoli comportati dalla precedente situazione sono sciolti, oppure, se la relazione è terminata, si può finalmente dire di aver messo un punto a tutti i disguidi e litigi che hanno portato alla rottura. E il tutto può essere migliorato ulteriormente dalla visione dell’amore non come unica ragione di vita ma come la più importante tra le relazioni sociali che si ha, senza escludere le altre meno importanti.
Nel caso di un lutto, la tristezza è imminente. Non sarà così intensa se non si vede il lutto come una perdita ma come un “passaggio” di valori e insegnamenti che il caro ha lasciato e fare in modo che diventino parte di noi, contrariamente a quando probabilmente, durante la vita, venivano ignorati o considerati di poco conto; una sorta di convivenza delle nostre voci interiori con la voce del caro, facendola parlare come se fosse accanto a noi in ogni momento ed esserne felici del ricordo, non tristi per la perdita.
È corretto parlare anche della vergogna di fare ciò che si desidera o ciò che ci piace. Partendo dal presupposto che molte delle persone che passeggiano casualmente non proveranno nessun particolare interesse nei confronti di altri passanti, dobbiamo sentirci più a nostro agio con l’ambiente che ci circonda. Non piacciamo a qualcuno? Per il semplice fatto che non ci adeguiamo alla massa? Adesso, parlando nello specifico di te, lettore, se ritieni di essere diverso da tutti, non pensi sia meglio? Non sarebbe così noioso essere uguale a tutti in comportamento, pensiero ed estetica? E ancora, tu lettore, ti sentiresti meglio ad esprimere te stesso appieno o a nascondere te stesso in quella grande categoria che non fa altro che adeguarsi?
Sono più che sicuro che la risposta è arrivata impulsivamente, da quel che si potrebbe definire “numero 1” della nostra persona, ovvero quel segmento di noi stessi che ci da risposte a situazioni senza analizzarle dal punto di vista razionale.
Qui la seconda faccia della medaglia si può facilmente riassumere con il detto “come ci sarà qualcuno a cui non piace quello che fai, ci sarà anche chi ti adorerà per quello che sei” -e aggiungo- “che ti supporterà per far si che ciò che ti piace si realizzi”. Sta solo a noi la scelta di aprirci affinché arrivi questo cambiamento, nessuno girerà la medaglia al nostro posto. E la vita è troppo breve per non essere vissuta da tutti i lati che ci permette di analizzare.
davide
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