Quando non c’è spontaneità, c’è timidezza, non c’è autostima, c’è solo la folla in testa.
Come la scia del vento che accarezza le foglie, scompiglia i capelli e architetta a spasso continue conciature, ridefinisce mille volti dello stesso volto, svariate bellezze della stessa bellezza, svolazza le gonne in una danza in festa, rigonfia le vele per tracciare le rotte, attiva i mulini, innalza alianti.
La natura è meravigliosa, funziona da sola, non richiede pensiero, va da sola va, trascina e si lascia andare, non controlla nulla, vive ciò che c’è, non cerca niente, ha già tutto ciò che le serve, va con la sua potenza e tutto muove, perché si lascia andare.
La spontaneità è la natura di un uomo, se non è corrotta da contaminazioni di pensieri, doveri, obblighi e responsabilità, giudizi, rappresentano la zavorra al volo, rappresentano la non spontaneità sono pesantezza, ossessione, essi sono un’ ancora, ormeggio, manette al benessere, alla serenità, alla salute.
L’assenza di spontaneità è generatrice di sintomi, è il precursore della malattia, rende coatti automi programmati, residenti del villaggio dei pensieri, lontani dalla semplicità della natura, residenti di meccanismi automatici mentali, incastri di schemi che imbavagliano la vita che parla continuamente.
La spontaneità è ascoltare di continuo la vita che parla, è parlare della vita che senti, è muoversi con la potenza delle sensazioni e delle emozioni.
La spontaneità è corpo, viaggia, la mente, se è contaminata, frena. La spontaneità esiste se mente e corpo hanno fatto pace, se sono allineati, se diventano o sono coerenti ed onesti tra di loro.
La spontaneità è avere il coraggio di accettare che le cose accadano, ma è anche trasformarle a vantaggio della propria direzione, perseguendo i propri obiettivi.
La spontaneità rappresenta un equilibrio tra ciò che va e come vorremmo che cose vadano.
È come imparare a navigare in un rafting, lanciandosi in una rapida, cavalcando una cascata e scendere delicatamente fino alla foce.
Spontaneità non è lasciarsi al caso, è esprimere la propria potenza, svincolata dalle inibizioni e dai sensi di colpa.
Il peggior nemico della spontaneità è il senso di colpa e il senso dell’ obbligo. Questi e le inibizioni trovano la loro causa acerrima, nel senso degli altri e non in se.
Chi perde di spontaneità è mentalmente sempre di fronte agli altri, anzi da questi altri ne potrebbe essere spregiudicatamente e continuamente vincolato e dipendente, dipendendo poco da se, dalla sua obiettività, pensa e fa tutto confrontandosi mentalmente con il suo chiodo fisso, depistatore, gli altri .
Chi perde la spontaneità, ha spostato il suo baricentro da se al mondo, il suo massimo interlocutore sono gli altri, in quel preciso istante non esiste più il se.
Quando ciò accade, non si vive più, ma si vive per una folla mentale, in uno stato confusionale della folla, con la sensazione di svuotamento e di de personalizzzazione di se e deperimento delle relazioni importanti.
Ma la folla alle volte non è solo così interpretabile, vive per se, non lo fa appositamente, vive l’ automatismo dei suoi atteggiamenti appiccicati pedissequamente su tutti, non ragiona, è così con tutti, oppure temiamo il suo giudizio pur inesistente. Questo non nega la presenza di persone fortemente manipolative.
Comunque sia, tali modalità contaminano continuamente il nostro destino, decidono comunque per noi, sempre.
Essere impreparati significa, non prepararsi prima, a nulla, arrivare senza e scevri da pregiudizi che temiamo in continuazione.
Spontaneità è non avere vincoli se non il vincolo con se stessi, è chiedere un annullamento delle interferenze.
Quando non c’è spontaneità, c’è timidezza, non c’è autostima, c’è solo la folla in testa.
La paura di essere giudicati rappresenta la perdita della propria vitalità e della spontaneità.
Bisogna decidere di fronte a chi desideriamo stare, se vivere per resoconti altrui sottoponendoci passivamente a ripetuti, gratuiti indiscrete inquisizioni, continuando a frustrarci contaminando quegli attimi dell’ unica vita che abbiamo con i suoi pochi atomi di meraviglia, o interpellare il proprio partigiano ribelle unico difensore della patria di se.
Partigiano, difendi la tua spontaneità, perché la Tua spontaneità è davvero l’unica tua Libertà, è il vero ed unico luogo dove Tu Esisti, è il Tuo stesso numero UNO, Essa è la stessa Tua Persona.
giorgio burdi
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