
La Lettera Analitica (LA) e la Lettera Terapia (LT)
La Lettera Analitica (LA)
e la Lettera Terapia (LT)
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Panoramica del libro
Un libro che Ti legge dentro e non si legge soltanto: Cura, si applica, si vive, Ti aiuta a descriverti, ti Trasforma. “La Lettera Analitica, la Lettera Terapia” è uno strumento operativo ideato dal Dr. Giorgio Burdi, frutto di un metodo originale maturato in oltre trent’anni di esperienza teorica, formativa e sul campo. Non un semplice volume di auto-aiuto, ma una guida concreta per attraversare i momenti critici dell’esistenza, affrontare blocchi emotivi, stendere la propria anima su un foglio, riorganizzare il sentire e ritrovare lucidità nelle fasi multiproblematiche o post-traumatiche, fino a trasformarle in profondità.
Il Metodo Burdi offre una via alla diretta interiore, al riconoscimento dei propri stati emotivi e alla riscrittura del vissuto, attraverso la composizione di lettere indirizzate a persone, eventi, sintomi o parti di sé. Ogni lettera è uno spazio di consapevolezza dove ciò che non è mai stato detto può finalmente prendere forma e liberare energia bloccata. È una tecnica accessibile e profonda, da praticare in autonomia come forma di autoanalisi, oppure da integrare nei percorsi di psicoterapia individuale, di coppia o di gruppo.
Il libro è uno strumento di cambiamento per tutta la vita, rivolto a chiunque desideri risolversi e conoscersi per davvero, ma anche per i professionisti della relazione d’aiuto che cercano strumenti nuovi, mirati e replicabili per promuovere un cambiamento reale. Può essere utilizzato come diario personale, compagno di viaggio nelle fasi più complesse della vita, o come risorsa stabile per il lavoro di esplorazione psichica. La Lettera Analitica non solo consola: rivela. Non edulcora: attraversa. Non si limita a raccontare il passato, ma lo rielabora per restituire dignità al presente, ordine e futuro.
Un’opera densa, intensa, pratica e incisiva, capace di generare un impatto con sé autentico e una trasformazione duratura. Scrivere per guarire, scrivere per scegliere, scrivere per tornare a sentire.

Il perdono
Il perdono
Spesso si confonde il perdono con l’essere ingenui, ma io credo che imparare a perdonare sia uno degli strumenti più efficaci per guarire, per lasciarci alle spalle la sofferenza subita da chi avrebbe dovuto amarci, tutelarci e rispettarci.
E’ necessario perdonare, non solo nel caso in cui vogliamo ricostruire tutto ciò che è stato rotto nel rapporto con qualcuno (di qualsiasi natura) e ricominciare, ma anche e soprattutto per noi stessi; quando perdoniamo qualcuno che ci ha fatto davvero tanto male, è importante ricordarci che lo facciamo per avere una nostra pace mentale, per non vivere più di rabbia e di rancore, per poterci dare l’opportunità di andare avanti.
E’ una sfida contro noi stessi: nel tentativo di perdonare, inizialmente, è come se la nostra mente volesse ricordarci ogni singolo dettaglio, ogni singola mancanza di rispetto e di empatia che questa persona ha riservato nei nostri confronti, incredula di come possa essere possibile compiere questo gesto.
Si prova tanta rabbia, tanta delusione e amarezza, ma col tempo iniziamo a capire che è l’unica soluzione possibile per eliminare tutte queste sensazioni, per guardare oltre:
perché quando soffriamo in modo smisurato, perdiamo tutti quegli aspetti della nostra personalità che ci rendevano noi, che ci facevano essere felici delle persone che eravamo; diventiamo la personificazione di quell’ira di cui ci nutriamo ogni giorno, non ci riconosciamo più.
Il percorso verso il perdono è lungo e ricco di ostacoli, dubbi e risentimenti; ma quando finalmente raggiungiamo la meta, comprendiamo che siamo molto più di ciò che abbiamo subito.
Non possiamo definire chi siamo solo attraverso il dolore inflitto dagli altri, e così, quando capiamo questo e iniziamo a guarire, impariamo a guardarci allo specchio con sincerità e a riconoscere la persona che, con impegno e fatica, abbiamo ricostruito. Solo allora possiamo davvero accettarci, perché siamo tornati ad essere pienamente noi stessi.
Martina Cacucciolo
Tirocinante in psicologia presso lo studio Burdi Università di Foggia

Dipendenza Affettiva
Dipendenza Affettiva
Donna autonoma, brillante e indipendente: sembrano qualità sufficienti per poter essere serene, senza il bisogno che qualcun altro possa far crollare ciò che pensavamo fosse indistruttibile nel corso degli anni.Questo però non avviene quando la serenità, al contrario, diventa il nostro peggior nemico.
Forse perché non ci è familiare? Può qualcosa essere tanto ricercato dall’essere umano quanto temuto, semplicemente perché non siamo in grado di gestirlo?Ma ricominciamo. Cos’è la dipendenza affettiva?È una forma di attaccamento patologico a una figura che può essere un partner, un amico o un familiare e ci porta a poggiare interamente il peso della nostra anima sul corpo di un’altra persona. Ma se quest’ultima dovesse cadere… noi dove finiremmo?Partendo dalle radici, tale problematica può avere origine da diversi fattori di rischio: una mancata educazione emotiva,
un’assenza familiare significativa e una bassa autostima. Quest’ultima ci porta a valutare e svalutarci esclusivamente in base a ciò che ci dimostra il soggetto da cui dipendiamo.È importante, in questi casi, capire che per amare gli altri è necessario prima amare se stessi, saper formare la propria personalità e avere ben chiara la distinzione tra ciò che odiamo e ciò che amiamo.
Solo così possiamo decidere, responsabilmente, cosa deve essere aggiunto alla nostra vita e cosa, al contrario, va tolto.Amarsi non è semplicemente dirlo: amarsi è una scelta consapevole, che ti permette di cambiare realmente la tua vita se sei disposto a rischiare.
È un percorso lungo, altalenante, con un unico obiettivo: creare un effetto boomerang su noi stessi, e far sì che qualsiasi cosa ci ferisca non diventi un circolo dipendente dove cerchiamo disperatamente di riavere ciò che ci hanno tolto, ma piuttosto un riflesso di ciò che è l’altra persona.Quando, in passato, manca una figura genitoriale o entrambe si cerca, in futuro, di ricoprirla.
Di ricercare disperatamente quell’amore che non ci è stato dato. Questo perché abbiamo bisogno di dimostrare a noi stessi che possiamo riceverlo.L’amore genitoriale, però, non può essere sostituito. Le mancanze affettive rimangono tali e, invece di diminuire nel corso delle relazioni, possono aumentare.
Per questo è necessario prendere consapevolezza del problema, voler migliorare, fermarsi un attimo e riconoscere la differenza tra adrenalina e malattia, quella che un rapporto disfunzionale può creare.Imparare a stare da soli è un’arte: la metafora di dipingere la tela con i propri colori. Il potere di poter decidere se qualcun altro può aggiungerci qualcosa, ma che anche se così non fosse rimarrebbe ugualmente un bel dipinto.
Non si può coprire un vuoto, ma lo si può riempire. Tu puoi riempirlo. Conoscere il tuo amore e i tuoi standard relazionali, decidere quanto vuoi dare di te a un’altra persona non perché devi, ma perché vuoi.Lasciare una percentuale per te, in modo tale che tu non ti possa scaricare mai del tutto. O almeno, non per via di qualcun altro.
La consapevolezza di ciò che meriti, e il non accontentarti di niente che non sia quello che TU hai scelto per te stessa.Perché non sei l’amore che non ti hanno dato.
valeria de girolamo
tirocinante di psicologia presso lo studio burdi università statalei di foggia

Empatia
Empatia
L’empatia è la capacità di sintonizzarsi con la sofferenza dell’altro, di sentirla vicino a sé e avere il desiderio spontaneo di fare attivamente qualcosa per placarla, diminuirla.
A livello neurobiologico, tale capacità è resa possibile grazie all’attivazione dei neuroni specchio, che giocano un ruolo fondamentale nell’aiutarci a vivere un’esperienza esterna come interna, come se fosse nostra.
Tuttavia, l’empatia non è una capacità presente in egual modo in ognuno di noi; questo può essere e difatti è spesso fonte di sofferenza per chi, in un rapporto interpersonale di qualsiasi tipo,ricerca una forma di empatia nell’altro che però non c’è.
Quando nell’ambiente familiare questa capacità manca, o è in qualche modo distorta, finiamo per essere vittime di grandi sofferenze, sentendoci non considerati, non graditi da chi ci ha messi al mondo.
Questa sofferenza mette le radici e col tempo ci può far ammalare, rischiando di entrare in un loop infinito di ricerca di relazioni basate sull’idealizzazione costante di una persona, in quanto speriamo sempre di trovare nell’altro tutti i pezzi mancanti e gli elementi di conforto che ci servono per sentirci meglio, per sentirci amati.
E’ fondamentale a questo punto ricercare quei pezzi mancanti nel posto più adatto, svolgendo quindi un percorso di psicoterapia.
Un buon terapeuta non viene definito tale solo ed esclusivamente per il percorso di studi fatto e i successi accademici, ma anche e soprattutto per la capacità di entrare in connessione e in empatia con i suoi pazienti, non sminuendone mai la sofferenza né tantomeno il modo in cui i pazienti cercano di placarla.
Andando in terapia, una parte di noi guarisce già dal primo momento in cui percepiamo questa empatia da parte di chi ha il meraviglioso compito di scoprirci e ricostruirci pezzo dopo pezzo, perché sappiamo di essere al sicuro;
e in quello spazio sicuro, possiamo finalmente smettere di sopravvivere e cominciare a vivere, liberi di essere visti, accolti e apprezzati per ciò che siamo.
Martina Cacucciolo
Tirocinante in Psicologia presso lo studio Burdi Università Statale di Foggia
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Amare Comunque
Amare comunque
C’è qualcosa di silenzioso e potente nel modo in cui l’essere umano si scopre. Non è mai un evento, ma piuttosto un fluire: una lenta rivelazione, simile al modo in cui la luce filtra tra le tende in una stanza che credevamo buia.
Ho ascoltato voci che tremavano per la paura di spiegarsi nell’amore. Non perché mancasse il coraggio, ma perché spesso manca lo spazio. Lo spazio mentale, culturale, emotivo dove l’identità possa respirare senza doversi giustificare.
L’orientamento sessuale é il modo in cui l’amore prende forma in noi, come ci attrae e ci costruisce, anche quando ci ferisce. Ma soprattutto, è il modo in cui ci riconosciamo negli occhi dell’altro, o nell’assenza di quello sguardo.
Non ho trovato una definizione definitiva dell’accettazione, né una sequenza ordinata di fasi. Ho visto invece persone che tentano di venire a patti con un mondo che, ancora oggi, fatica a guardarle con occhi liberi. C’è chi si è accettato molto prima di essere accettato dagli altri e questa solitudine pesa. Altri invece non riescono a tollerare l’idea di essere “diversi” ma l’unica diversità é presente in chi non é in grado di comprendere l’amore, promuovendo guerra.
Si é sempre sentito che l’amore dovesse avere una forma unica e già nota, come quella delle fiabe. Accogliere significa, prima di tutto, permettere all’altro di essere senza paura di esser visto. In certi casi, il semplice dire “va bene così” ha sciolto nodi che anni di silenzi avevano stretto.
Ma cosa rende così difficile accettare l’altro, se non la paura di riconoscerlo dentro di noi? Forse è proprio questo che rende il lavoro dello psicologo così delicato e rivoluzionario creare uno spazio dove non sia necessario respirare con asfissia, dove le parole possano finalmente posarsi senza paura di rompere la superficie sottostante. L’identità non è un punto d’arrivo, ma un sentiero che si fa camminando. L’orientamento sessuale, allora, non è qualcosa da comprendere in modo analitico, ma da ascoltare come si ascolta una lingua nuova con attenzione, pazienza, e soprattutto rispetto.
Ogni persona che attraversa quel confine tra ciò che è atteso e ciò che è autentico sta compiendo un atto di straordinaria libertà.
valeria De Girolamo
tirocinante di psicologia presso lo Studio Burdi Università di Foggia
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Litigare è Sano
LITIGARE E’ SANO
Quando ci interfacciamo con gli altri, spesso ci dimentichiamo di come ognuno di noi veda il litigio in maniere differenti, a seconda dei propri vissuti personali e di quello che ci è stato insegnato crescendo. Molte volte siamo così abituati ad arrenderci durante un confronto perché non veniamo ascoltati che inevitabilmente iniziamo semplicemente a smettere di reagire.
Se dall’altra parte qualcuno vede la nostra necessità di esternare un pensiero, una preoccupazione qualsiasi come un “pretesto per litigare” allora dopo un po’, nella maggior parte dei casi, iniziamo a non cercarlo più quel confronto;
e non perché non ne sentiamo più il bisogno, né tantomeno perché siamo più sereni, ma semplicemente perché iniziamo ad autocolpevolizzarci; le parole degli altri iniziano a risuonare nella nostra mente e pian piano le facciamo nostre, iniziamo a sviluppare la convinzione di essere il problema principale nel rapporto con l’altro, che sia un rapporto d’amicizia o una relazione.
Imparare a capire il perché l’altro veda un semplice confronto come un attacco da cui proteggersi istintivamente entrando in modalità difensiva non è mai semplice. Richiede molto tempo e sicuramente anche molto sforzo nell’analizzare il rapporto, il nostro modo di agire con l’altro e come questo modo di agire venga ricambiato.
E’ fondamentale, però, arrivare alla consapevolezza che se l’altro è abituato a scappare davanti ad una discussione non è perché noi la rendiamo pesante o non siamo meritevoli di un confronto, ma perché semplicemente l’altro/a non ha mai realmente avuto qualcuno che gli/le insegnasse come si dialoga, come si discute e il perché sia tanto importante farlo.
Non litigare mai in un rapporto di qualsiasi tipo non solo ti priva della possibilità di conoscere davvero l’altra persona, nei suoi difetti e in ogni tratto della sua personalità; è anche molto disfunzionale e dannoso perché limita estremamente la comunicazione che è essenziale, è la linfa vitale di ogni relazione interpersonale.
Le discussioni ci permettono di scoprirci, di capire quali sono i punti deboli di ognuno di noi da proteggere, di cui prenderci cura.
E allora è nostro compito far capire a chi evita il confronto che così sta solo ed esclusivamente andando a ledere il bene che ci lega, che arriverà ad anestetizzarsi sempre più col tempo, fino a non riuscire più a comunicare realmente, fino a perdere ogni forma di dialogo.
Non crediamo mai a nessuno che ci dica che litigare porti alla distruzione dei rapporti, perché è tutto il contrario. Il litigio, se sempre disposto al mantenimento del rispetto umano dell’altro, è la chiave per la nostra serenità. Impariamo ad esporre sempre quello che ci preoccupa e ci causa una qualsiasi forma di disagio, perché chi realmente ci vuole bene e tutela quel bene sarà il primo a cercare il confronto.
Martina Cacucciolo
Tirocinante in psicologia presso lo studio Burdi Università di Foggia.

Il Numero Uno e Il Numero Due – Il Libro –
“Il Numero Uno e Il Numero Uno”
– Il Libro –
Una Nuova Metodologia di Ricerca sulle Personalità
È ora Presente su Amazon, per consultare digita qui sotto
Questo libro è una seduta Analitica perpetua, un dialogo ininterrotto con se stessi e il mondo, da portare a casa, da utilizzare ogni giorno della vita. È un compagno irrinunciabile, un testo che dovrebbe occupare per sempre un posto nella propria libreria, pronto a risuonare ogni volta che si cerca sé stessi.
Propone un Modello nuovo di Comprensione delle Personalità, della Tua Personalità, chiedendoti, parola dopo parola, di proteggere la tua voce, di custodire ciò che sei senza mai tradirti, perché è da quella voce che nasce ogni felicità possibile. Dentro ognuno convivono due istanze: il Numero Uno, l’essenza più autentica, vera, irripetibile, un’opera d’arte vivente da ammirare, coltivare, progettare; e il Numero Due, che ne ostacola l’emersione, incarnando tutto ciò che lo ingabbia: i doveri, gli obblighi, il giudizio altrui, i sensi di colpa, i modelli imposti, i moralismi. Il Numero Uno combatte ogni giorno contro le forze del Numero Due, in una lotta invisibile ma decisiva.
Questo non è un manuale di sopravvivenza: è uno strumento di rivelazione, un invito costante a far emergere te stesso, a instaurare un dialogo fecondo tra la tua verità interiore e il mondo che ti circonda. È un metodo radicalmente nuovo per leggere la propria personalità, ascoltare la propria voce più profonda, risalire all’origine di tanti disagi che si annidano sotto la superficie tali da creare psicopatologie più note. Non è solo un libro, ma una guida viva, da utilizzare ogni giorno come uno strumento pratico di evoluzione.
Ogni volta che lo si riapre, ogni paragrafo agisce come una seduta di analisi, capace di scuoterti, provocarti, chiederti di rispondere a te stesso senza più alibi, aprendo varchi concreti verso un cambiamento reale e una felicità costruita sulle tue fondamenta più vere. È il risultato di trent’anni di lavoro, di ascolto, di ricerca su come cogliere, definire e mettere in atto la missione unica di ciascun essere umano: essere pienamente se stesso.

Amare Significa Respirare
Amare, Significa Respirare
Siamo incastrati in una società in cui amare significa possedere, stringere la presa più forte possibile e protestare quando l’altro/a ha bisogno di respiro, di libertà; come se costruire una relazione significhi costruirsi una gabbia da cui non si ha possibilità di uscire, perché non siamo più padroni di noi stessi, apparteniamo all’altro in ogni senso possibile.
Guardandoci intorno vediamo queste relazioni disfunzionali costantemente e ovunque, e molti di noi hanno ormai riconosciuto queste dinamiche come normalità. A casa ti insegnano che se il tuo partner è geloso dei tuoi amici, di come ti vesti e delle foto che pubblichi sui social è solo perché “ti ama troppo”;
a scuola non si viene educati al rispetto degli altri, del loro corpo e della loro libertà.. perché le priorità sono sempre altre, perché “la scuola non è il luogo adatto” o “sono troppo piccoli per capire”.
Con gli strumenti che oggi possediamo, abbiamo grandi opportunità per prevenire queste problematiche, per evitare che si sfoci in qualcosa di irrecuperabile. E se l’ambiente che ci circonda non ci dà la possibilità di sfruttare questi strumenti, è bene che lo facciamo da soli.
Il Riconoscere di avere dei limiti, delle insicurezze e delle profonde ferite che ci condizionano nelle relazioni amorose è il primo passo per migliorarci, per farci aiutare.
La psicoterapia ti mette a nudo, ti scompone, analizza le parti più profonde e nascoste di te, sistema il caos e rimette in ordine, riunisce ogni frammento di te nel modo giusto e ti risana.
La psicoterapia è in grado di fare ciò che nessun altro e nient’altro può: parte dalle radici della tua vita, della tua storia familiare e individua tutto ciò che è marcio per eliminarlo alla base e sostituirlo con qualcosa di sano, di funzionale per te e per chi ti circonda.
Accettare di aver bisogno di aiuto è il primo passo, sì, ma davvero un gran bel primo passo.
Martina Cacucciolo
Tirocinante in Psicologia. presso lo Studio BURDI
Università di Foggia

Il Viaggio
La psicoterapia, il viaggio all’interno di noi stessi
Quante volte mentre affrontiamo un periodo difficile, ci sarà capitato di pensare ad un viaggio, magari lontano, per allontanare quel dolore, per esorcizzare quel male, per colmare un vuoto, o per riempire la noia.
Pensiamo che il viaggio possa cicatrizzare le ferite, “curarci”, immaginiamo il viaggio come fosse una medicina al dolore.
Ma inevitabilmente, quel dolore, quella ferita, quel vuoto, ce lo portiamo assieme, come un compagno di viaggio non invitato, come un bagaglio pesantissimo sulle nostre spalle, nella nostra meta.
Immaginiamo il viaggio in momenti difficili perché abbiamo la percezione che allontanandoci, il dolore possa magicamente sparire, che più lontano andiamo, più potremmo stare meglio.
In momenti come questo ci si ritrova a non sentirsi più bene nella propria casa, nella propria città, al lavoro, nella cerchia di amici, si cerca un’evasione forzata, un pellegrinaggio verso la gioia, verso una pienezza, si cerca una fonte d’acqua mentre si è dispersi nel deserto.. la maggior parte delle volte ci si ritrova davanti ad un’oasi immaginaria, un’illusione disperata di trovare pace li dove tutto è arido ed inospitale.
Questo accade perché quel dolore è parte di noi, di ferite reali e profonde da cui non si può fuggire, l’unico modo concretamente efficace per eliminarlo è accoglierlo, comprenderlo, analizzarlo, e solo allora potrà guarire. Il dolore, per quanto difficile possa sembrare, non è erbaccia che va estirpata, è il sintomo che qualcosa nel nostro terreno non va, e lì dove il terreno non è buono, le erbacce cresceranno sempre, anche se le togli.
Personalmente ho immaginato spesso dei viaggi, e dei trasferimenti come strumento di fuga. L’ultima volta è stata un anno e mezzo fa, ero alla ricerca di sollievo, di tranquillità, avevo bisogno di fuggire, e scelsi di trasferirmi per lavorare. Ormai era deciso, avevo ultimato l’iter dei colloqui ed ero stata assunta per un lavoro che però non mi apparteneva. Prima della conferma del lavoro sentivo che stavo facendo la cosa giusta, assaporavo già l’idea di essere “lontano” ma una volta ricevuta la conferma la mia risposta emotiva non è stata quella che mi aspettavo. Ero confusa, addirittura triste, qualcosa dentro di me mi stava avvertendo che non era ciò che volevo, che allontanandomi non solo non avrei dimenticato i miei problemi, ma avrei abbandonato la mia passione più grande, la psicologia. Li, in quel momento, ho compreso che non era “dove” stessi andando, ma “come”.
A distanza di qualche mese, dalla scelta di rimanere qui, ho iniziato senza saperlo, uno dei viaggi più belli che si possano fare.
È il viaggio all’interno di noi stessi. La psicoterapia.
La psicoterapia è il viaggio che ci permette di entrare a contatto con noi, con le nostre ferite, con il dolore, con gli schemi mentali, con le routine sbagliate, ma anche con la gioia, con la passione, con l’arte, con l’autenticità, con l’integrità. È un viaggio lento, ma incalzante, è un viaggio che va assaporato, lento, a volte più veloce. È un viaggio che non ha una meta predefinita, perché non si tratta di arrivare da qualche parte, ma di imparare a camminare con consapevolezza.
È un percorso fatto di piccoli passi, a volte faticosi, altre volte liberatori, che ci portano sempre più vicini alla comprensione di chi siamo davvero.
In psicoterapia, grazie alle esperienze dei compagni di viaggio, impariamo a guardarci allo specchio senza filtri, a riconoscere non solo ciò che ci fa soffrire, ma anche ciò che ci dà forza, che ci rende vivi, che ci rende noi, nella nostra unicità.
Ogni compagno è fondamentale, tesse assieme a noi la tela del nostro cambiamento, e della rinascita. Ogni rispecchiamento aggiunge consapevolezza, illumina parti di noi nascoste.
È come scendere in una stanza buia con una lanterna, illuminando lentamente gli angoli nascosti del nostro essere, scoprendo emozioni dimenticate, paure sopite, desideri inascoltati, che attraverso i sintomi hanno cercato di farsi sentire, e ci hanno portato lì.
È un viaggio meraviglioso in cui tutto ciò che emerge non fa più paura, le difficoltà assumono la forma di montagne maestose, innevate, misteriose, dove lo psicoterapeuta è come una funivia che ci porta in alto, ci porta alla consapevolezza, attraverso una prospettiva diversa. In questa prospettiva ciò che sembrava ci sovrastasse diventa visione, possiamo guardare il nostro mondo dall’alto, possiamo cogliere particolari che prima sembravano invisibili, e la nebbia.. pian piano si affievolisce.
È un viaggio che richiede coraggio, perché affrontare se stessi significa accettare le proprie fragilità, fare i conti con ciò che ci spaventa, e scegliere di prendercene cura. Ma è anche un’esperienza estremamente potente, perché ogni volta che ci concediamo di attraversare il dolore invece di fuggirlo, scopriamo qualcosa di nuovo su di noi, una risorsa, una possibilità, un sogno che credevamo perduto.
Attraverso questo meraviglioso viaggio le persone riscoprono chi sono, iniziano teatro perché non hanno più paura di mostrarsi, riprendono a ballare perché sentono nuovamente la voglia di esprimersi, dipingono emozioni, riprendono l’università perché non hanno più paura di non farcela, e quando la paura ritorna, non sono più sole.. sanno come affrontarla.
La psicoterapia non è un viaggio di fuga, ma di ritorno. Di ritorno a quella parte di noi che abbiamo trascurato, schiacciati dal peso delle aspettative, del giudizio. È uno spazio sicuro dove possiamo finalmente ascoltarci, dove impariamo a dare voce alle nostre emozioni senza paura, dove scopriamo che le cicatrici possono raccontare storie di rinascita.
È così passo dopo passo, dove vedevamo muri, impariamo a vedere muraglie, attraverso le quali perderci nella bellezza del paesaggio, lì dove vedevamo voragini scopriamo cascate, lì dove si percepivano montagne invalicabili, immense e spaventose, scopriamo ruscelli, fonti d’acqua, risoluzione, fioritura.
E così, passo dopo passo, il viaggio dentro di noi diventa una riscoperta. È un viaggio senza un itinerario prestabilito, con ritmi alternati, senza l’ansia di arrivare subito.
Ed è in questo viaggio che, paradossalmente, troviamo quella serenità che cercavamo altrove.
benedetta racanelli
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Manuale di AutoIpnosi
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Su Amazon è online il Cofanetto sull’Autoipnosi (Edizione 2015-2025), realizzato dallo Studio BURDI. È un percorso articolato in sette tappe, disponibile al costo di una singola seduta. Inaugura la Collana:
“Psicologia e Psicoterapia
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Seconda Edizione 2015-2025
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✅ Disponibili tramite QR Code, pronte per l’ascolto in qualsiasi momento e luogo:
✔️ Il rilassamento – Per sciogliere tensioni e ritrovare calma interiore.
✔️ Stabilisci la meta – Per allenare la mente a raggiungere obiettivi.
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✔️ Quieta il tuo pensiero – Per liberarti da pensieri negativi e sviluppare lucidità mentale.
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Presentazione
“ Manuale di AutoIpnosi “
L’ipnosi è uno stato naturale della mente, un’esperienza quotidiana che spesso passa inosservata. Accade quando si guida lungo un tragitto abituale e ci si ritrova a destinazione senza ricordare il percorso, o quando ci si perde nei pensieri mentre qualcuno parla, trasformando la sua voce in un suono lontano. Sono momenti di trance spontanea, in cui la razionalità si ritira e lascia spazio all’inconscio, la dimensione in cui risiedono emozioni, sogni, intuizioni e potenzialità inesplorate.
L’ipnosi non è un mistero né un trucco, ma una soglia di accesso alle risorse più profonde. Un viaggio interiore capace di rivelare capacità inespresse, superare blocchi emotivi, smantellare convinzioni limitanti e risvegliare energie latenti. Il Manuale di Autoipnosi, disponibile su Amazon, guida il lettore in questa esplorazione, fornendo strumenti pratici per comprendere e sperimentare la trance ipnotica. Non si tratta solo di leggere e ascoltare, ma di immergersi in un’esperienza trasformativa.
Contrariamente ai luoghi comuni, l’ipnosi non comporta perdita di controllo, ma rappresenta un mezzo per riappropriarsi del proprio mondo interiore e riscriverlo. Il cervello registra e filtra informazioni attraverso schemi mentali costruiti nel tempo, influenzati dall’educazione, dall’ambiente familiare e dalle esperienze vissute. Spesso, questi schemi si irrigidiscono, limitando la libertà di essere e di esprimersi. È qui che l’ipnosi interviene, sciogliendo tensioni emotive e liberando la mente da vincoli inconsci che possono manifestarsi nel corpo come sintomi fisici.
Mal di testa, dolori articolari, disturbi gastrici, tachicardia, insonnia, disfunzioni sessuali, ansia e depressione possono essere espressioni di un conflitto interiore inascoltato. Quando la mente non riesce a tradurre il disagio in parole, il corpo lo esprime attraverso sintomi, che spesso vengono ignorati finché non si fanno troppo evidenti.
L’ipnosi permette di intervenire su questi processi, favorendo un riequilibrio interiore che porta a una nuova consapevolezza e a un benessere più profondo. L’inconscio, libero dalle interferenze della razionalità, diventa uno spazio aperto al cambiamento, in cui riscrivere percezioni, vissuti e convinzioni limitanti.
Questa capacità non è riservata a pochi, ma appartiene a ogni individuo. Alcuni accedono facilmente alla trance ipnotica grazie a una predisposizione naturale all’immaginazione e alla suggestione, altri vi giungono con maggiore difficoltà a causa di una razionalità rigida che ostacola l’accesso agli stati profondi della mente. Proprio per questi ultimi, l’ipnosi può rappresentare un’opportunità straordinaria: affidarsi al proprio mondo interiore significa risvegliare potenzialità latenti, rafforzare la fiducia in sé stessi, superare paure e insicurezze.
In psicoterapia, l’ipnosi è un ponte tra conscio e inconscio che consente di elaborare esperienze dolorose, superare blocchi emotivi e trasformare il modo di affrontare la vita. Il terapeuta diventa una guida, un esploratore dell’anima che accompagna il paziente nelle profondità della psiche, aiutandolo a illuminare le zone d’ombra e a ricostruire un equilibrio più armonioso tra razionalità ed emozione.
Non si tratta di subire un processo, ma di esserne protagonisti, imparando a riscrivere la propria storia interiore. Il Manuale di Autoipnosi non è solo un libro, ma un’esperienza che insegna a comprendere il funzionamento della mente e a sfruttarne il potenziale nascosto.
Se vuoi scoprire come funziona l’ipnosi, se vuoi sperimentare il potere della tua mente e imparare a utilizzarlo per migliorare la tua vita, questo libro è il punto di partenza ideale. Il viaggio nella tua mente è pronto per iniziare. Sei pronto a scoprire di cosa sei veramente capace?
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