DECIDERE
la nevrosi del perfezionismo
Nei suoi continui rimuginamenti, l’uomo si chiede dove abbiano origine le sue paure, che gli impediscono di procedere.
Noi diremmo che l’ origine è la paura di definirsi: il protagonista, nell’eventualità di essere giudicato negativamente, si sottrae, con la rinuncia ad agire, a quella prospettiva intollerabile di essere giudicato. [Avverte la sensazione netta di essere sotto continua sorveglianza.]
L’uomo del sottosuolo argomenta che per cominciare ad agire bisognerebbe avere la certezza preventiva che non si affacceranno dubbi durante l’azione [che non diverrà soggetto di critica e di osservazione e che non fallirà. Perché non fallisca, si necrotizzerà in un perfezionismo senza fine.]
Chi ha bisogno dell’assoluta certezza per poter agire, [ o non agirà mai, rimanendo in una condizione di immobilismo monolitico con la conseguenza di non decidere mai, o si muoverà orientato dal solo perfezionismo. Sia il primo che il secondo atteggiamento sono depersonalizzanti perché il soggetto sta rispondendo ad altri non a se stesso, e questa ] è certamente una persona che non è mai stata amata.
Sappiamo bene come siano importanti le nostre prime vicende affettive: la sensazione di essere circondati d’amore e d’affetto è un’esperienza fondamentale, da cui scaturisce la forza operativa, la fiducia verso il mondo circostante.
Esporsi al rischio dell’amore, che è il rischio di affidarsi totalmente a un altro con la fiducia, e non già con la certezza che questi non approfitti della nostra vulnerabilità, sopportare la paura e l’ansia che l’altro non corrisponda al proprio bisogno d’amore, rappresenta già L’ autonomia, è vivere l’ambivalenza del sentimento, capire lo spessore duplice dell’uomo, connubio di luce e tenebra, di bene e male.
Se si riuscirà a elaborare tali vissuti, la contraddittorietà stessa dell’esistenza non condurrà allora all’inerzia paralizzante, ma al segreto stesso del mutevole gioco della vita. A tutto ciò conduce la forza dell’Eros, come scrive Cantoni:
Esiste una comunione emozionale, una partecipazione affettiva agli uomini, alla natura, agli animali, che la conoscenza razionale troppo spesso svaluta.
L’Eros non è meno universale e trascendentale del Logos, gli è complementare. È un errore credere che l’emozione sia puramente soggettiva, mentre il pensiero sarebbe obiettivo.
Un errore credere che il soggetto conoscitivo venga a contatto con l’essere solo per tramite intellettivo e rimanga nel suo universo soggettivo solo con l’emozione.
Esiste, come aveva intuito Pascal, [ un universo una città della luce dentro ognuno di noi, in ] un conoscere emozionale (1948, 93).
aldo carotenuto
giorgio burdi
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